Connessioni 5G, banda libera entro il 2020

Le connessioni ultraveloci con il 5G? Avranno certamente la banda necessaria entro il 2020, grazie all’accordo raggiunto in seguito alla proposta che la Commissione Europea fece nel corso del mese di febbraio 2017, sulla base della quale viene ora recepito l’impegno, da parte di tutti Stati membri, a liberare entro il 2020 le frequenze sopra i 700 Mhz per l’utilizzo e per lo sviluppo del 5G. Una spazio utile su banda che verrà posto all’asta affinchè possa essere utilizzato da vecchi o nuovi operatori per lo sviluppo del settore delle telecomunicazioni.

Stando a quanto ricordava sul quotidiano La Repubblica Patrizia Toia, deputata del Parlamento europeo, viene consentito un rinvio al 2022 solamente per i Paesi che lo richiedono, e solamente se verranno verificate alcune specifiche condizioni: una di queste è peraltro legata ai problemi di interferenze alle frontiera, come accade fra Italia, Francia e Croazia, mentre un’altra è relativa alla necessità di far spostare da quelle frequenze un alto numero di servizi già presenti. Tuttavia, l’Italia – nonostante sia potenzialmente interessata da entrambe le eccezioni – non è affatto detto che abbia bisogno di tale proroga.

Con un simile accordo, si aprono scenari davvero molto interessanti sul fronte dello sviluppo dei servizi digitali e innovativi. Nel corso dei prossimi anni è previsto che alcuni settori come quello delle auto a guida autonoma, dell’industria di nuova generazione, dell’Internet delle cose, del cloud e tanto altro ancora, avranno bisogno di ulteriore banda per potersi sviluppare. Inoltre, l’intesa ora conseguita permetterà di arrivare alla definizione di uno standard europeo, evitando così che passando da un Paese all’altro, i cittadini debbano cambiare sistema o dispositivo per poter continuare ad usufruire degli stessi servizi.

In tal senso, Toia si dichiara convinta che il 5G “sia una chiave di sviluppo essenziale per la nostra industria” e che “in Italia questa banda è parzialmente occupata da tv locali a macchia di leopardo. Abbiamo dialogato con l’Ebu, la European Broadcasting Union, per trovare una soluzione e garantire lo spostamento delle emittenti su altre frequenze”.

Naturalmente, quanto sopra è un buon inizio, ma non sufficiente. Bisognerà poi stabilire le norme su chi può accedere alle gara e su cosa si potrà fare con quelle frequenze, nella considerazione che l’Unione Europea ha già stabilito che all’asta potranno partecipare quei soggetti che intendono usarle per “sistemi terrestri per servizi di telecomunicazione elettronica”.

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