La riunione del FOMC del mese di dicembre si è conclusa, come largamente atteso da tutti i principali analisti finanziari, con la delibera a larga maggioranza di un rialzo dei tassi di 25 punti base e con il contestuale rilascio delle nuove revisioni al rialzo delle stime sulla crescita economica del Paese, oramai giunta a consolidamento e accompagnata da una sostanziale piena occupazione.
In seguito a ciò, la Fed ha scelto di incrementare la previsione sul PIL per l’anno corrente e, in misura più ampia, quella per il 2018, con i due tassi che si uniformano a 2,5 per cento, mentre nel biennio successivo il tasso dovrebbe rallentare verso il 2 per cento. Il tasso di disoccupazione è più basso di due decimi all’anno su tutto l’orizzonte previsivo, ma il tasso di lungo termine rimane stabile a 4,6 per cento, per un livello giudicato evidentemente soddisfacente.
A non subire modifiche è invece il profilo dell’inflazione core che dovrebbe gradualmente convergere al target dell’istituto monetario federale, a fronte di uno scenario poco variato per i tassi di politica monetaria. Rimangono, infatti, confermate le proiezioni per i fed funds sul biennio 2018/2019, con il grafico a punti che mostra poche variazioni e continua a indicare un forte grado di dispersione delle opinioni.
All’interno del Board, che a breve vedrà diverse rotazioni e nuove nomine di membri (il prossimo meeting ,peraltro, vedrà la prima partecipazione del nuovo governatore Powell), è diffuso il consenso per proseguire con i rialzi ma appare evidente la divergenza sul ritmo degli aumenti.