Lo abbiamo seguito, osannato e disprezzato (almeno per chi ama lo sport): parliamo di Lance Armstrong. La sua vita, ora, viene raccontata in un film che è appena uscito nelle sale, e dal titolo profestico, ovvero The Program. Andiamo alla scoperta di ciò che ha portato il regista, Stephen Frears, alla sua realizzazione.
La pellicola è una libera ispirazione al celebre libro di David Walsh, Sevend Deadly Sins, in cui l’autore esplora la doppia personalità del celebre ciclista. Già perchè stiamo parlando di Lance Armstrong, ovvero l’unico ciclista a vincere 7 Tour De France, a battere una malattia chiamata cancro, e a risorgere più forte di prima.
Tuttavia, Lance Armstrong è anche lo stesso ciclista che ha ideato, insieme al medico italiano Michele Ferrari, il programma di doping più sofisticato nella storia del ciclismo. Una doppia personalità che ha portato Lance dall’Olimpo degli atleti più ricercati ed osannati, agli inferi più tetri del disprezzo.
Durante la realizzazione della pellicola, il regista Frears non ha voluto interpellare il diretto protagonista, in quanto (secondo la sua opinione) avrebbe ascoltato solo bugie. Nel film Lance è interpretato dall’attore Ben Foster. Quest’ultimo si è preparato per sei mesi per questo ruolo, e lo stesso attore ha voluto provare sulla sua pelle cosa significhi “doparsi”.
A questo proposito, durante una recente intervsita Ben Foster ha ammesso: “Ho macinato chilometri in sella e mi sono dopato, sotto controllo medico. Volevo avere il polso di ciò che avrei rappresentato. Le droghe funzionano, il mio corpo è cambiato radicalmente. Il problema è smettere di assumerle. Io ho impiegato un po’ di tempo”.
L’obiettivo di Frears, invece, era tutt’altro: analizzare attraverso un film in stile “crime story” la psicologia di un personaggio ritenuto un po’ Dr Jeckyl, e un po’ Mister Hide. Il risultato finale, però, si vedrà solo al cinema.