Le piazze finanziarie internazionali tornano a respirare un clima di contenimento dell’avversione al rischio e, di contro, il clima di crescente propensione al rischio sembra aver spinto il mercato azionario statunitense a registrare nuovi massimi storici, con la volatilità che è tornata non lontana dai minimi degli ultimi mesi.
Naturalmente, come ben si potrà immaginare, il merito è legato alla positiva evoluzione sul fronte geopolitico (o, per lo meno, a mancate evoluzioni negative!) oltre all’aver fortunatamente riscontrato la presenza di conseguenze meno disastrose del previsto determinate del passaggio dell’uragano Irma sulla costa orientale degli Stati Uniti. Un mix di ottimismo che ha alimentato nuovamente gli acquisti sui listini internazionali e soprattutto sui listini statunitensi, che nella prima parte della settimana hanno potuto godere di un contesto tutto sommato soddisfacente.
Ad ogni modo, è bene rammentare come tale trend potrebbe essere fortemente temporaneo, visto e considerato che gli odierni livelli raggiunti dai principali indici americani potrebbero aprire le porte alla possibilità di fisiologiche prese di beneficio sul mercato da parte degli investitori, in un contesto dove ci si attende il ritorno di una nuova avversione al rischio o, per lo meno, di una nuova ondata di volatilità, favorita anche dalle attese legate al voler comprendere in che modo l’amministrazione Trump avvierà il processo di riforme in campo economico con la tanto attesa riduzione della pressione fiscale.
Spostandoci in Giappone, qui il Nikkei ha proseguito la serie di chiusure positive delle ultime giornate, mandando in archivio l’ultima sessione con una crescita del listino dello 0,45 per cento, con un buon premio nei confronti dei titoli appartenenti ai settori ciclici, finanziari e quelli legati alle esportazioni.