Facebook ha deciso di incrementare la monetizzazione nei video, evidentemente la forma di comunicazione preferita dagli utilizzatori del web: i filmati presenti sul social network di Mark Zuckerberg dovranno quindi durare come minimo 90 secondi, se i loro autori e gli editori vorranno inserire della pubblicità. La buona notizia, per creatori e editori, è che a costoro andrà il 55 per cento della raccolta pubblicitaria, come peraltro da tempo preannunciato da diverse indiscrezioni della stampa statunitense, e come peraltro già fa YouTube.
Facile comprendere quale possa essere l’impatto di una simile previsione, considerando che quotidianamente i quasi 1,8 miliardi di utenti online di Facebook guardano video per una durata complessiva di cento milioni di ore: ne deriva che i ricavi pubblicitari potenziali raggiungono stime estremamente significative non solamente per gli editori, quanto anche per lo stesso social network, a cui rimarrà il 45 per cento della raccolta.
Si tenga altresì in considerazione che negli scorsi giorni il social network ha assunto una figura di spicco nel settore, la giornalista tv ex Nbc e Cnn Campbell Brown, il cui “mandato” sarà quello di “aiutare media e giornalisti a lavorare più da vicino” con lo stesso social network. Ragionando in termini più pragmatici, è probabile che Brown abbia il compito di generare terreno fertile per poter facilitare le partnership coi giornali e rasserenare così i rapporti con i loro editori.
Insomma, anche se in ambiti diversi, Facebook sta realmente cercando di migliorare e di monetizzare al massimo la fruizione dei contenuti che appaiono sulle bacheche degli iscritti, inserendo un messaggio pubblicitario non all’inizio del video (come avviene in altri competitors) bensì dopo almeno 20 secondi di fruizione. Funzionerà?