La prima foto che conosciamo risale al 1825 e fu scattata dall’inventore francese Joseph Niece e riprende un paesaggio da una finestra. E’ importante solo per un fatto: aver superato la pittura come rappresentazione grafica della realtà. Se teniamo conto di questo ci rendiamo conto di quanto sia stato grande il passo in termini tecnologici. Per rendercene conto proviamo a immaginare lo stupore che proverebbe una persona che vive ai tempi dell’antica Roma, se gli si presentasse l’opportunità di vedere ciò che vede ogni giorno, ritratto da qualche parte nella maniera in cui è. Per questo in fondo ha significato la fotografia. La possibilità di riprendere la realtà nella modalità in cui i nostri occhi la rappresentano ogni giorno. E dopotutto ciò ha aiutato a preservare questa realtà nel tempo, conservando i momenti e i luoghi, le persone e i fatti, quindi in una sola parola, i ricordi, nella nostra mente in maniera molto più nitida. Un succedaneo molto efficace della nostra memoria fotografica, le fotografie hanno dato la stura a uno sviluppo tecnologico nel campo della luce e dei suoi effetti che ha aperto la strada al cinema e alla ripresa digitale di cui si fa grande uso nei nostri tempi. Pioniere della luce è stato Felix Nadar, fotografo e caricaturista francese, che fu tra i primi a capire l’importanza della luce artificiale nella fotografia. Fu il primo a pubblicare una foto intervista nel 1886 e grazie all’amicizia con il celebre scrittore Jules Verne, poté ritrarre i grandi nomi della cultura del tempo, tra cui Alexandre Dumas. Il percorso artistico di Nadar lo portava ovviamente a imitare i canoni classici, i tempi della pop-art o dell’iper-realismo mostrato oggi dai grandi fotografi era ben lontano.
Il fotogiornalismo, cioè il racconto di una cronaca o di un fatto attraverso il resoconto fotografico, si deve probabilmente ad Henri Cartier-Bresson un mostro sacro della foto, che intuì il potenziale del mezzo abbandonando quasi subito la magia della pittura: “la fotografia può fissare un momento per l’eternità”. In effetti la grande lezione di Cartier-Bresson è che la fotografia sa essere testimone, a differenza della pittura che richiede una preparazione, uno schizzo, un progetto. Mentre la foto spesso è stata un clic e via, soprattutto nei casi più manifesti di testimonianza storica, come possono essere le immagini di Robert Capa durante la seconda guerra mondiale. Oggi la fotografia usufruisce di mezzi tecnologici all’avanguardia. Le macchine compatte digitali hanno risoluzioni impensabili fino a pochi decenni fa, gli smartphone dispongono di fotocamere di qualità e anche se non sono il massimo per la fotografia d’arte, con gli opportuni filtri, possono comunque raccontare il momento. Le applicazioni e i siti di foto sviluppo online come myfotolife consentono di aggiustare le immagini e pubblicarle online, condividendole o inserendole in contesti di arredo casalingo, in cornici, manifesti, tazze, cuscini e fodere. Questa estrema personalizzazione del mezzo ha fatto della fotografia un hobby altamente remunerativo per gli sviluppatori, a fronte della perdita progressiva del mercato dei fotosviluppatori professionali, ormai ridotti a settore sempre più di nicchia, a causa della diffusione dei mezzi elettronici per vedere le foto.