Secondo quanto diramano gli ultimi dati ufficiali, sarebbe cresciuto, a un ritmo superiore alle attese, il prodotto interno lordo (PIL) degli ultimi tre mesi del 2016 in Cina, grazie soprattutto al settore immobiliare che ancora beneficia degli incentivi, rispetto alle stime Reuters che indicavano una crescita del 6,7 per cento.
Più nel dettaglio, le statistiche ufficiali ci comunicano che il Pil nel quarto trimestre ha segnato un +6,8 per cento, mentre a livello annuo il 2016 si chiude con un’espansione economica pari al 6,7 per cento, collocandosi così al centro del range indicato dal Governo tra 6,5 per cento e 7 per cento. Il dato resta comunque il peggiore degli ultimi 26 anni. Sul quadro cinese permangono quindi i soliti timori, ovvero che le misure pro-cicliche varate da Pechino, come l’aumento della spesa pubblica, possano avere una ricaduta negativa in termini di debito.
Fattori che si inseriscono in uno scenario 2017 in cui tutti i Paesi emergenti dovranno fare i conti con le scelte di politica economica e fiscale della nuova Amministrazione Trump. In merito, l’insediamento del tycoon statunitense ha generato qualche prevedibile riflesso sui mercati finanziari, che ora si attendono i primi provvedimenti da parte della nuova amministrazione. L’impressione, fin dai primi giorni, è che buona parte degli slogan delle campagne elettorali troveranno una potenziale applicazione nel brevissimo termine, con Trump che si è già mosso in tal senso su alcuni fronti, come quello dell’assistenza sanitaria.
Nelle prossime settimane dovrebbero invece avere conferma (o meno) i provvedimenti sui maxi investimenti e sulla riforma fiscale promessa: gli effetti potrebbero vedersi solo nella seconda metà dell’anno, ma non è detto che non vi siano comunque delle conseguenze generate dalle aspettative.